CRISI ECONOMICA, GRANDI OPERE E ALLUVIONI

Liguria, 5 terre, 12 Morti e più di 600 sfollati. Genova 6 Morti, tra cui 2 bambine, e mezza città allagata. Nel dopo disastro vediamo la corsa dei vari politicanti di turno a sfornare congetture sulle cause di questi disastri, c’è chi da la colpa al cambiamento climatico e chi sostiene l’imprevedibilità di una catastrofe simile e qualche tenue voce che accusa i vari politici che governano il territorio, di un irresponsabile menefreghismo nella gestione del territorio.

Italia: triste paese dove chi governa il proprio territorio è più propenso a spendere milioni di euro per iniziative e opere inutili, ma ben visibili, con la speranza di una prossima rielezione stando attenti a non pestare i piedi alle varie mafie del cemento. Si parla di ecologia,si parla di ambiente, si sa va di moda, ma sempre stando attenti a non toccare il motore dell’economia italiana, la distruzione del tuo territorio!

Ha ben di che arrabbiarsi chi ha reagito ad Aulla gettando badilate di fango addosso all’auto dell’ex ministro delle infrastrutture e del trasporto Matteoli e ai due sindaci della Luigiana, che transitavano nella zona disastrata. Come si fa a non reagire in quel modo di fronte a chi ha dato il via libera alla costruzione in zone dove mai si sarebbe dovuto costruire, di fronte a chi ha preferito investire in opere inutili piuttosto che garantire una sicurezza idrogeologica del territorio, persone come quei sindaci e quel ministro, sono i diretti responsabili di quelle morti. Purtroppo il problema è ben più ampio, non è semplicemente colpa di sindaci irresponsabili e di un ministro, è l’intero mondo politico italiano il responsabile di catastrofi simili.

Siamo il paese delle grandi opere, lo si può vedere bene in Val di Susa, si stanno investendo miliardi di euro per la costruzione di un inutile tunnel per l’alta velocità solo per la mera speculazione di potentati politico-economici, di destra e sinistra, senza pensare alla salute dei cittadini e del loro territorio.

Non importa ai politici italiani se il paese che governano sta crollando sotto il peso della cementificazione selvaggia, in questo momento di crisi è meglio tagliare indiscriminatamente i fondi pubblici per la gestione del territorio, ad esempio per la pulizia di canali e torrenti o un corretta gestione idrogeologica, la sicurezza non fa notizia, le grandi opere si, la gestione sostenibile non dà grandi e immediati guadagni, la risposta all’emergenza si (sopratutto per la protezione civile s.p.a).

Il problema non è però semplicemente politico, ma è il sistema economico su cui esso di basa cioè il capitalismo, sopratutto quello declinato all’italiana, in cui il profitto viene prima di salute e diritti delle persone, in cui il guadagno di banchieri, industriali, grandi imprese cementifere viene prima della salvaguardia del territorio su cui il libero mercato impone colture non sostenibili.

Il nostro ambiente non può sopportare un ecocidio a vantaggio del profitto di pochi, bisogna tener presente che il profitto è generato sulla nostra pelle e su quella delle generazioni a venire.

Bisogna dire basta a questa speculazione a scapito nostro, basta a questo sistema economico, basta ad una politica in cui servono i morti per parlare dei veri problemi.

La Val Susa ci ha dato un esempio su come reagire, ora è arrivato il momento di seguirlo!

COLLASSO

Da un articolo di stampa internazionale leggo di futures ed oscillazioni.

Industrie sementiere che non sostengono escludendo uno dei sette miliardi della popolazione mondiale traendone profitto. Produrre qualcosa, crollare e riprodurre con fini evoluzionistici, per noi, certo.

Società incatenata da media empatici applicanti modelli diversi, controllati da fluttuazioni e scommesse economiche. In un’ astrazione dalla realtà sociale, commerciale-economica di diritti ed ostentazioni, si dovrebbe tentare forse una destabilizzazione in una devastazione con cataclisma? Si riparte dai batteri, organismi, simbionti su un pianeta morto.

Eppure bagliori fugaci prima dell’abisso ci sono, come l’autoproduzione orticola nello smog cittadino stipato nel cemento e nel fango, sterminate distese di pannelli solari che rubano suolo ad un’agricoltura intensiva o altri interessi sociali, mari coperti di foreste di eolico…

Ignoranza e consapevolezza con applicazioni errate.

Ripristino dell’asse con una martellata, unica soluzione per un mondo affamato e cannibale? Il balzo in avanti è vicino, la forma di batterio organico a spasso per l’universo in una dimensione ostile aggrada.

Il pianeta e la comunità globale devono coesistere evolvendo in un nuovo modello economico differente dal capitalista, comunista, dittatoriale, tirannico? Un ritorno alle poleis o addirittura agli albori? Un passo in avanti nella speranza di un future incerto? Ottimizzare il tempo prima di disfunzioni nel sistema?

Sono soltanto deviazioni da un argomento ancora poco presente nella consapevolezza generale ed individuale, pure disconnessioni e divagazioni per il nulla che affoga nella stupidità.

INTRO

Un gruppo di studenti della facoltà di agraria a Bologna portano avanti un progetto collettivo ed autorganizzato, libero, aperto al confronto, esente da associazioni cattolico-lobbiste del retroscena, che si prefigge di contrastare la disinformazione che, attraverso iniziative, seminari o “semplici opinioni” durante le lezioni, certe “persone” della facoltà cercano di inculcarci, senza possibilità di contraddittorio. Le nostre idee spaziano da tematiche legate all’ambiente, la lotta alle multinazionali, l’utilizzo indiscriminato del territorio, le nocività, anche se non vogliamo che ci venga affidato il suffisso -isti. Hanno capitalizzato la nostra libertà, facendoci credere che essa è massima quando consumiamo, sprechiamo, abbiamo mille impegni, quando, cioè, abbiamo fretta, senza avere il tempo di pensare se una cosa ci serve veramente per vivere. Ok, tutto questo consumo serve a far respirare l’economia, ma siamo sicuri che poi l’economia farà respirare noi? La nostra idea è quella di creare un’informazione alternativa rispetto ai soliti schemi di impostazione tipica, i nostri articoli sono l’espressione naturale o meno di ciò che pensiamo, critichiamo, detestiamo del mondo in cui viviamo, della società e delle sue contraddizioni, in base a ciò che ci viene propinato.