Nocività per il territorio, gentrification ed esclusione sociale, ecologismo di facciata, assenza di ricadute posivite per la città.

Siamo in un momento storico di decisi e assurdi tagli ai servizi pubblici causati dalla totale speculazione su quelli che dovrebbero essere i fondi pubblici ma che sempre più, altro non sono che finanziamenti per privati al fine di ingigantirne il portafogli . E’ proprio in questo contesto che il grande cavallo di battaglia in risposta alla crisi si fa avanti, la costruzione delle grandi opere.  Particolare sgomento viene trasmesso dalla nuova grande speculazione che sta avvenendo in regione Lombardia e più precisamente a Milano, l’expo2015. Come in tutti gli eventi analoghi del passato ne viene associata una aspettativa di crescita per l’intera regione tramite la costruzioni di opere, promosse e finanziate da istituzioni pubbliche, in grado di muovere l’economia ; un grande evento che possa creare un nuovo immaginario fatto di prospettive e sogni. Altro non sarà invece che un’altra speculazione capitanata da governo, Regione Lombardia e Comune di Milano passando per i soliti devastatori del territorio con i quali vanno tanto a braccetto.  Le ditte costruttrici sono ben note per il loro lavoro di distruzione:  CMC, cooperativa muratori cementisti,  purtroppo già “famosa” per altre opere come TAV, base militare Dal Molin, ponte di Messina; Impregilo Group S.P.A., società condannata per danni ambientali per la TAV e accusata di sfruttamento di lavoratori e collusioni mafiose; Italcementi group e Calcestruzzi s.p.a., entrambe invischiate nella costruzione del ponte sullo stretto e segnate da rapporti con la mafia. Entrando nello specifico fa molto pensare e discutere il tema stesso di questo expo2015: Nutrire il pianeta, energia per la vita. Il tema centrare sarà quello del diritto a un cibo sano e sufficiente per tutti gli esseri umani. Tutto filerebbe liscio se non fosse che questo tema è una contraddizione palese e clamorosa con le caratteristiche dell’ expo; vediamo infatti questo modello eco-sostenibile fatto di un immaginario verde inconciliabile con le multinazionali, le aziende e i partners che andranno a colonizzare i padiglioni apportando a questo evento pratiche di innovazione di capitale e tecnologica (OGM-biotech), di ricerca privata e produzione industriale degli alimenti, colpevoli di devastazione e saccheggio dell’ ambiente e diritti umani, settori nei quali questi enti sono tanto specializzati. Verranno così insabbiate ancor più le esperienze di agricoltura dal basso e di orti comunitari legati  ad un idea del  vivere la terra in maniera collettiva e come aggregazione sociale al fine di una autosufficienza alimentare. Altra lampante contraddizione di questo tema è la costruzione di  tutte le infrastrutture che andranno a formare e collegare l’expo che porterà alla cementificazione di milioni di metri quadrati di aree agricole ora destinate a produzione alimentare a filiera corta. Il tutto ha davvero dell’incredibile se si pensa che questo sconvolgimento urbano di un quartiere  porterà a gentrification e ad altissime  problematiche sociali e che avrà utilità per i 6 mesi di durata dell’evento, parte delle infrastrutture saranno infatti demolite e altre abbandonate a testimonianza di una crescita esponenziale di cemento nonché di edifici inutilizzati. L’ expo non porterà sconvolgimenti solo nel sito specifico in cui nascerà bensì andrà a toccare anche zone limitrofe con la nascita di una nuova linea metropolitana ( costo 1,7 miliardi di euro) , con la costruzione di una nuova tangenziale e con l’ intensificazione delle tratte ad alta velocità da e per Milano. Per non parlare della costruzione del  canale di 22 km che alla modica cifra di 200 milioni di euro riuscirà a spezzare la zona verde dei Navigli creando problemi alla viabilità in città, dissesto idro-geologico e ulteriore diminuzione di terreno agricolo vista la struttura di cemento con cui verrà costruito questo canale. La ciliegina sulla torta è chiaramente il costo del  progetto, 3 miliardi di euro solo per le opere infrastrutturali e per l’organizzazione e gestione dell’evento tralasciando quindi tutte le spese correlate. E’ anche la storia degli expo passati che ce ne mostra la dannosità: Siviglia ’92, Lisbona ’98, Saragozza ’08 sono infatti state occasioni per le città ospitanti di ottenere esclusivamente bilanci estremamente in rosso e mostri di cemento abbandonati. Esiste, infine , la possibilità di rinunciare a Expo2015 attraverso il pagamento di una penale entro aprile 2013 di 51 milioni di euro, somma pari all’ 1% di tutti i costi preventivati per l’evento. Solo con la presa di coscienza e la lotta di tutti noi le follie capitaliste come EXPO e TAV potranno essere demolite per un mondo che si ossigeni di rapporti sociali e di rispetto per l’ambiente.