Siamo alla fine di questo 2012 carico di tagli alla scuola e ai diritti per ognuno di noi, ci dicono che tutto questo è a causa della crisi economica e che l’unica via di uscita sono riforme “tecniche” che ci privino di quei “privilegi” accumulati negli anni, che non possiamo più permetterci. Lo stato infatti ritiene che ci siano cose più importanti della nostra salute, della nostra cultura, dei nostri diritti sul lavoro, dell’ambiente e lo vediamo nei miliardi destinati alle spese militari, alla politica e soprattutto alle tanto necessarie GRANDI OPERE. Il vertice Monti-Hollande del 3 dicembre a Lione, ha ribadito con fermezza la volontà di portare a termine il progetto TAV di collegamento Torino-Lione. Si decide così di continuare l’enorme spreco di risorse pubbliche (550 milioni di euro al km per la tratta valsusina) e la distruzione dei territori attraversati dal super-treno. Soldi pubblici per un progetto la cui inutilità e dannosità il movimento NOTAV ha già ampiamente dimostrato, soldi pubblici che finiranno nelle tasche di lobbies politiche ed economiche dell’intero orizzonte partitico.
Nel frattempo, tra le fabbriche e i campi di gran turco del Milanese, si fa largo la costruzione della fiera EXPO 2015. Inebriati dai nuovi collegamenti ad alta velocità, i nostri soliti politici ed imprenditori vedono nel futuro di Milano un’importante occasione nella quale spartirsi un grosso bottino, proveniente dalla speculazione edilizia che verrà fatta sulla costruzione degli inutili padiglioni (che porteranno via centinaia di ettari di terreno agricolo e cittadino), dei canali idrici (con i quali si devieranno inutilmente e a caro prezzo le vie d’acqua già esistenti), delle stazioni e linee di trasporti speciali. Il tutto grazie a finanziamenti provenienti dalle casse pubbliche per la modesta cifra di 2,5 miliardi di euro.
Le contraddizioni di quest’opera-mostro sono molteplici, a partire dallo stesso tema dell’esposizione, “Nutrire il pianeta, energia per la vita”, attraverso il quale viene pubblicizzato un ambientalismo di facciata, portato avanti da multinazionali, le stesse che nutrono la parte grassa del pianeta, devastando e saccheggiando territori e popoli nascondendosi dietro la finta maschera del capitalismo verde. Di quest’EXPO non rimarrà che il ricordo, portato alla mente dai milioni di metri cubi di cemento versati per strutture che saranno indubbiamente lasciate a marcire, come è già avvenuto precedentemente in mega-eventi analoghi come le Olimpiadi invernali di Torino 2006 o il precedente EXPO di Saragozza, utilizzati dai paesi organizzatori come tentativi di ribalta mediatica che però han creato solamente un ulteriore debito per le casse pubbliche. Le grandi opere, o meglio, le grandi truffe, non sono così lontane dalla quotidianità bolognese, dove, dal cantiere TAV di via Corticella, dalla “riqualificazione” della trilogia navile, passando per il People Mover e arrivando al protocollo d’intesa tra Milano e Bologna (firmato in Ottobre da Pisapia e Merola e che costituirà un gemellaggio tra le due città per la gestione dell’EXPO 2015), si può toccare con mano lo sperpero di denaro e la distruzione di tessuti urbani e sociali che viene attuata. Le casse dello Stato sono ancora piene, il mito dell’assenza di fondi è una scusa per poter continuare a guadagnare sulle nostre schiene curve, sfruttando l’appiattimento sociale e la situazione di schiavitù in cui vorrebbero mantenerci, ed è per questo che bisogna portare avanti una situazione diffusa di ribellione e di lotta .