Come era ovvio che fosse il protocollo di kyoto si è concluso senza il raggiungimento degli obbiettivi di riduzione dei gas serra ma da quest‘ultimo incontro la comunità internazionale ne esce in un modo ancora peggiore, obbiettivi rivisti al ribasso a fronte di studi che vedono l’aumento della temperatura superiore a quello che era stato previsto, l’uscita dal protocollo dei principali paesi produttori di gas serra, Russia, Cina, India, Canada,Giappone, Nuova Zelanda  che si vanno ad unire agli Stati Uniti che non aderirono già al primo protocollo.
Un vertice insomma che mostra come, nonostante l’aumento di eventi catastrofici some uragani, alluvioni e tempeste, il clima e la salute nostra e del pianeta sia subordinata ai profitti dei paesi “sviluppati”. Un vertice che ha visto la spinta delle grandi organizzazioni agriole e delle multinazionali dell’agrobuisness verso la considerazione dell’agricoltura all’interno di questi accordi, un‘agricoltura basata su un'”intensificazione sostenibile”, uno strano concetto per giustificare intensificazione dell’agricoltura e della produzione a livello mondiale, per giustificare un espansione delle colture OGM e per rilanciare ilCarbon Market” legato all’agricoltura, cioè la compravendita a livello finanziario di “quantità di emissioni”.
Insomma l’ennesimo buco nell’acqua per chi ci vorrebbe far credere che il capitalismo possa riuscire ad avere una volto ecologico.

 

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